Zot
non era felice, ma neanche infelice, probabilmente era molto annoiato; per
quanto ogni mattina, svegliandosi, scoprisse di essere ancora vivo, non sapeva
davvero che farsene del resto della giornata. Non aveva amici né una famiglia,
non aveva una fidanzata nè un altro lavoro [o almeno così gli sembrava di
ricordare]; non vedeva nessuno, eppure ci vedeva bene. Non ricordava se ci
fossero altre stanze in casa; c’era una porta, ma non sapeva di preciso dove
portasse, e c’era una finestra, ma per sicurezza non aveva mai guardato fuori.
Se aveva fame mangiava i cereali direttamente dalla scatola, quando aveva sonno
abbassava la testa e dormiva sul divano. Aveva addirittura provato a
masturbarsi per il suo compleanno, ma non era riuscito a trovare i fazzolettini
ed aveva desistito quasi subito. Talvolta, per ammazzare il tempo, guardava la
propria ombra allungarsi sulle pareti e immaginava che fosse di un’altra
persona. Purtroppo, essendo molto timido, finiva sempre per ignorarla. E visto
che questo sforzo immaginativo lo stremava, impiegava il resto del tempo seduto
a guardare una televisione non sintonizzata, facendo zapping tra centinaia di
canali indecifrabili. Non stava bene, ma in fondo non stava poi così male.
Decise comunque, un giorno, di morire.
Prese
le forbici, di solito gli servivano per aprire la busta dei cereali. Esitò.
Voleva scrivere un biglietto d’addio; sfortunatamente non riuscì a trovare
carta e penna, e stava quasi per abbandonare l’intento di uccidersi quando gli
venne un’idea: si avvicinò alla tv e la spense. Sarebbe stato via a lungo,
meglio non consumare corrente. Con le forbici puntate sul petto e la stessa
espressione di sempre, quasi come gliel’avessero incisa addosso, si trafisse, e
poi tagliò. Cadde in ginocchio, e poi riverso su un fianco. La scena era bella
e la sensazione non poi così spiacevole, peccato non avesse funzionato. Si mise
in piedi ed estrasse le forbici.
Zot
guardò stupito: da suo petto sgorgava un fiume di incontenibile meraviglia che
si riversava ai suoi piedi allagando tutta la stanza. Forme impossibili, colori
improbabili, relazioni instabili, domande imbarazzanti, risposte imprevedibili,
parole inesatte, dimensioni incredibili, finali alternativi, tutto questo
usciva dallo squarcio che si era aperto addosso, mentre lui osservava per la
prima volta ciò che aveva dentro. Il fluido coprì il pavimento e iniziò a
salire, cresceva tumultuoso, ricoprendo le pareti e i pochi oggetti presenti,
inglobandoli, facendoli brillare. Il livello di meraviglia ricopriva Zot fino
al petto, sembrava un magma tiepido e frizzante che lo abbracciava denso;
decise che non poteva cercare di morire due volte lo stesso giorno, e se non
voleva annegare nelle sue stupefacenti interiora avrebbe dovuto trovare presto
un’uscita. I movimenti si facevano difficoltosi, la porta e la finestra
sembravano ancora più distanti di come gli erano sempre apparsi, e guardandosi
in giro sembrò che l’unico luogo dove potesse salvarsi era proprio il suo petto.
Prese fiato e si immerse dentro se stesso.
Aprì gli occhi ed era nel tuo finale.
EPILOGO
Nel
frattempo, dentro la stanza, Zot stava seduto davanti alla televisone accesa.
Non aveva il capo reclinato e non stava dormendo, non si mosse per prendere i
cereali, non guardò la sua ombra, non provò a masturbarsi. Non si mosse neppure
quando la televisione, per un attimo, si sintonizzò sulla messa cantata. La
ferita sul petto si era rimarginata, e forse per questo Zot aveva sul viso un
placido quanto assente sorriso.
Bello, che ottimo medium... E che belle foto!
RispondiEliminaQuando aprì gli occhi, nel mio finale, è entrato nel mondo meraviglioso delle sue interiora (che però avresti dovuto realizzare visivamente eh! :D) solo che queste stanno giustappunto fuoriuscendo da lui. Zot le guarda allontanarsi, e vede la cicatrice rimarginarsi. Salvo sì, ma in una situazione peggiore della precedente... anche se riflette che alla fine non sta bene, ma nemmeno male.
maGRAZiE!
Eliminain realtà il finale è stato scritto e anche fotografato, ma Zot mi ha detto che la storia non va così, e preferisce sentire altre proposte _ mi tengo buona l'idea di disegnare una montagna di viscere!
appresto!!